Chuck Palahniuk - Cavie

Cavie: o cannibali? O zombie? "Haunted"- il titolo originale - è molto più bello ed evocativo, più adeguato. Cavie sono i protagonisti. Aspiranti scrittori dal passato torbido, allucinato, che si lasciano attirare dall'annuncio "Ritiro per scrittori: abbandona la tua vita per tre mesi", come altri prima di loro.

Una cornice, quella del ritiro, grottesca, assurda, comica, a tratti anche avventurosa, misteriosa, triste. Proprio come lo sono i racconti che questi aspiranti scrittori partoriscono durante questo isolamento, durante questi tre mesi di torture auto-inflitte e di ossessioni: vogliono il successo, vogliono un film basato sulla loro esperienza, vogliono guadagnarci e sono pronti a fare qualsiasi cosa per ottenere ciò. Sono pronti a diventare vittime e proclamare un carnefice, perché come viene detto da uno dei protagonisti: l'umanità ha bisogno dell'uomo nero.

Sia la linea conduttrice che i ventitré racconti contengono immagini forti, squallide, molte volte anche eccessive, volutamente esagerate, come lo sono i diciannove protagonisti. Protagonisti estranei, costretti a vivere insieme, chiusi in questo teatro in disuso, con scorte di cibo, vestiti di scena, camerini e la loro fantasia sfrenata. Ed è questa convivenza forzata che fa uscire non solo gli scheletri dai vari diciannove armadi, ma tira fuori anche il peggio della loro natura.

Un romanzo in cui la parola "eccessivo" è quella d'ordine.
Vale la pena leggerlo anche solo per il piacere dato dallo stile di Chuck Palahniuk.

Nota di gusto personale: i vari racconti sono coinvolgenti, ma quelli che, secondo me, sono veramente degni di nota sono quelli della "Signora Clark", soprattutto perché danno vita ad una storia (una sotto-trama) intrigante, per nulla grottesca, infinitamente triste.

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